domenica 12 febbraio 2012

Sindrome brachicefalica BAOS

Con il termine di sindrome brachicefalica si suole indicare una sindrome respiratoria o sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori dovuta alla presenza di anomalie anatomiche plurime che sono tipiche delle razze brachicefale (Bulldog, bouledogue francese, Boston Terrier, Carlino, Pechinese, Shi-tzu, Sharpei, ma anche Chow-chow, Bull Mastiff, Boxer ed altri).
Nelle razze brachicefale la conformazione della testa è il risultato di un insufficiente sviluppo, di origine ereditaria, delle ossa che formano la base del cranio, le quali si accrescono normalmente in larghezza, ma non altrettanto in lunghezza. I tessuti molli della testa, per contro, sono di dimensioni normali e sovente appaiono come compressi in una struttura più piccola del solito.
Della BAOS fanno parte diverse alterazioni anatomiche come: stenosi delle narici, allungamento del palato molle, eversione dei ventricoli laringei, eversione delle tonsille.
Tali alterazioni anatomiche possono manifestarsi contemporaneamente nello stesso soggetto o in parte, inoltre si possono osservare diversi gradi. L’alterata conformazione anatomica congenita, permette il passaggio di aria attraverso strutture anatomiche strette e compresse, questo genera un'aumentata pressione negativa inspiratoria che, inizialmente può portare solo ad un semplice processo infiammatorio dei tessuti perilaringei e ad un'eversione dei ventricoli (sacculi), ma, in una fase più avanzata, può evolvere in un peggioramento della sintomatologia respiratoria fino ad arrivare a svenimenti, crisi sincopali, cianosi, soprattutto nei periodi più caldi ed afosi e quando l'animale è sottoposto anche al minimo sforzo. La sintomatologia dei soggetti affetti da BAOS è caratterizzata da stridori e stertore (respiro russante), incremento degli sforzi respiratori, possibili problemi alla deglutizione, cianosi di vario grado. Con l’avanzare dell’età la sintomatologia può peggiorare con possibili apnee da sonno (dovuta al rilassamento dei tessuti molli che possono portare a vere apnee) e conseguenze quali: insufficienza cardiaca del cuore destro, crisi lipotimiche (svenimenti improvvisi dovuti a scarsa ossigenazione del cervello), difficoltà nella corsa, facili predisposizioni a bronchiti e/o broncopolmoniti. La sintomatologia diventa più evidente in corso di esercizio fisico, eccitamento, stress, innalzamento della temperatura e dell'umidità ambientale: tutte situazioni in cui l'animale presenta polipnea, che comporta maggiori difficoltà nel passaggio d'aria. Gli sforzi inspiratori associati a questa sindrome causano come conseguenza edema ed infiammazione secondaria della mucosa laringea e faringea, accentuando l'eversione dei ventricoli laringei che riducono ulteriormente il diametro della glottide, peggiorando la sintomatologia e innescando un circolo vizioso che determina una sensazione di soffocamento crescente nell'animale. In alcuni casi si può produrre una pericolosa ostruzione delle vie aeree superiori, in cui è messa a repentaglio la vita stessa del soggetto e per cui si richiede un'immediata terapia d'emergenza. Nella diagnosi è importante ricordare che la BAOS è una patologia tipica di alcune razze. Il proprietario lamenta che il cane presenta un respiro particolarmente rumoroso e difficoltoso, scarsa resistenza agli esercizi fisici, oppure respirazione notturna anomala. Per il medico veterinario sarà importante l’auscultazione del soggetto che presenterà tipico rumore respiratorio, valutazione della faringe, aspetto delle narici. Esami strumentali sono: rx torace, laringoscopia. La terapia ha lo scopo di ridurre al minimo i fattori che inaspriscono i sintomi clinici (è quindi consigliabile una riduzione del peso corporeo, bisogna altresì limitare l'esercizio fisico, eliminare gli stati di agitazione, favorire il raffreddamento ambientale e corporeo) e di incrementare il flusso d'aria attraverso le vie aeree superiori. Il trattamento medico consiste nella somministrazione di glucocorticoidi a rapida azione (a dosaggi antinfiammatori), ossigeno e riposo forzato in gabbia. Questo potrebbe ridurre sia l'infiammazione che l'edema secondario di faringe e laringe, aumentare così il flusso dell'aria, attenuare i sintomi per un certo periodo. Il trattamento di scelta è di sicuro la correzione chirurgica dei difetti anatomici. La procedura specifica ovviamente dipende dall'anomalia che si vuole correggere e può includere sia l'ampliamento delle narici esterne che l'asportazione della porzione del palato molle in eccesso, dei ventricoli laringei estroflessi ove presenti e delle tonsille palatine. In quanto alla prognosi essa dipenderà dunque dalla gravità delle alterazioni anatomiche e dalla possibilità o meno di correggerle chirurgicamente. Per molti animali la prognosi conseguente a quest'ultima opzione, specie se effettuata precocemente (solitamente entro i primi due anni di età), è buona.

La stenosi delle narici è una malformazione congenita delle cartilagini del naso, le cartilagini alari, che perdono la loro consueta rigidità e tendono a collassate medialmente determinando una parziale occlusione delle narici; ciò limita il flusso di aria nelle cavità nasali e costringe l’animale a compiere uno sforzo inspiratorio maggiore del consueto, causando una dispnea da moderata a grave. La respirazione può diventare ancora più difficoltosa se alla malformazione congenita delle narici si associano le altre cause di BAOS. La deviazione mediale delle narici può risultare di grado lieve, moderato, grave. Il maggior sforzo fisico che il paziente deve compiere per poter respirare è segnalato da retrazione delle commessure labiali, respirazione a bocca aperta o costante presenza di ansimi, arti anteriori abdotti ed esagerata contrazione della muscolatura addominale. La tecnica chirurgica consiste nella parziale resezione della cartilagine nasale laterale dorsale.





Il palato molle è la più importante causa di difficoltà respiratoria nei cani di razze brachicefale. Durante l’inspirazione il velo pendulo eccessivamente lungo viene spinto caudalmente andando ad occludere tutto il settore dorsale della glottide. Con il tempo, la mucosa della laringe si infiamma e diventa edematosa, ciò provoca un ulteriore restringimento delle vie respiratorie. Durante la fase di espirazione la punta del palato molle viene spinta verso il cavo rinofaringeo. Nei soggetti affetti da eccessivo allungamneto del velo pendulo si osservano, turbe del meccanismo di deglutizione, che rendono difficoltosa la respirazione. Nei soggetti con l’avanzare dell’età l’allungamento del palato molle è associato ad un collasso laringeo. Nei soggetti di razze brachicefale è piuttosto difficile osservare bene la cavità orofaringea e la laringe, perchè in genere la loro lingua è piuttosto spessa e qualsiasi manovra di contenimento dell’animale può aggravare la sintomatologia dispnoica. Di conseguenza si rende necessario mettere il paziente in sedazione o anestesia generale. Un palato molle lungo va a ricoprire l’epiglottide per pochi millimetri. Nelle ore immediatamente antecedenti l’intervento si rende necessaria la somministrazione di corticosteroidi a dosi antinfiammatorie per ridurre la tumefazione della mucosa laringea.






La porzione eccessiva del palato può essere asportata con forbici, laser a CO2, elettrocauterio (può accentuare di molto la tumefazione). Il margine caudale del palato deve essere accorciato in modo che la sua parte terminale vada a toccare la punta dell’epiglottide; un’escissione troppo limitata non risolverebbe il problema, viceversa, l’asportazione di una porzione eccessiva provocherebbe continui rigurgiti di materiale alimentare nel naso.

Per eversione dei ventricoli laringei si intende un prolasso della mucosa che costeggia e delimita le cripte laringee. Viene diagnosticata con minor frequenza rispetto le precedenti e costituisce il primo stadio di un collasso della laringe. Quando nel soggetto si manifestano le patologie viste in precedenza in maniera cronica, il passaggio del flusso di aria attraverso la stenosi laringea genera una notevole pressione negativa; ciò induce il prolasso della mucosa delle cripte laringee adiacenti, provocandone il rigonfiamento verso il lume. Una volta instauratasi questa condizione, la mucosa si irrita facilmente e diventa sempre più edematosa, finendo per ostruire quasi del tutto il settore inferiore della laringe e rallentando così ulteriore flusso di aria.

L’eversione delle tonsille è una conseguenza dello stato infiammatorio della mucosa faringea e coadiuva la BAOS. Anche in questo caso il rimedio è chirurgico e consiste nell’asportazione di entrambe le tonsille palatine mediante bisturi o laser CO2 oppure elettrocauterio (può accentuare la tumefazione).
dott.Francesco Buompane